3. Jaufrè Rudel

Il motivo dell'"amor de lonh" (amore di lontano) e "ses vezer", (senza vedere), cioè dell'innamoramento per una donna lontana e mai vista, fu caratteristico del trovatore Jaufrè Rudel del quale si racconta una suggestiva storia:
"Giaufré Rudel fu molto gentile uomo e principe di Blaia. Innamorossi della contessa di Tripoli senza vederla, per lo gran bene e la gran cortesia ch'egli sentì dire di lei ai pellegrini che tornavano d'Antiochia. E per volontà di vederla si crociò, e misesi in mare per andare a vederla. E allora nella nave lo prese una grande malattia, sì che quelli che erano con lui si pensarono ch'ei sarebbe morto nella nave; ma tanto fecero ch'e' lo condussero a Tripoli in un albergo per morto. E fu fatto assapere alla contessa; ed ella venne a lui al suo letto, e preselo entro le sue braccia. E quando egli seppe ch'era la contessa, si ricovrò il vedere l'udire e lo spirare; e lodò Iddio e il ringraziò che gli aveva la vita sostenuta tanto ch'e' l'avesse vista. E in questo morì tra le braccia della contessa. Ed ella lo fece onoratamente seppellire nella magione del Tempio di Tripoli; e poi in quel medesimo dì ella si rese monaca pe 'l dolore ch'ebbe di lui e della sua morte."
Il poeta classico Giosuè Carducci così rielabora la leggenda:

Dal Libano trema e rosseggia su 'l mare la fresca mattina: da Cipri avanzando veleggia la nave crociata latina. A poppa di febbre anelante sta il prence di Blaia, Rudello, e cerca co 'l guardo natante di Tripoli in alto il castello. In vista a la spiaggia asiana risuona la nota canzone: "Amore di terra lontana, per voi tutto il cuore mi duol". Il volo di un grigio alcione prosegue la dolce querela, e sovra la candida vela s'affligge di nuvoli il sol. La nave ammaina, posando nel placido porto. Discende soletto e pensoso Bertrando, la via per al colle egli prende. Velato di funebre benda lo scudo di Blaia ha con sè: affretta al castel: - Melisenda contessa di Tripoli ov'è? Io vengo messaggio d'amore, io vengo messaggio di morte: messaggio vengo io del signore di Blaia, Giaufredo Rudel. Notizie di voi gli fur porte, v'amò vi cantò non veduta: ei viene e si muor. Vi saluta, Signora, il poeta fedel. - La dama guardò lo scudiero a lungo, pensosa in sembianti: poi surse, adombrò d'un vel nero la faccia con gli occhi stellanti: - Scudier, - disse rapida - andiamo. Ov'è che Giaufredo si muore? Il primo al fedele rechiamo e l'ultimo motto d'amore. - Giacea sotto un bel padiglione Giaufredo al conspetto del mare: in nota gentil di canzone levava il supremo desir. - Signor che volesti creare per me questo amore lontano, deh fa che a la dolce sua mano commetta l'estremo respir! - Intanto co 'l fido Bertrando veniva la donna invocata; e l'ultima nota ascoltando pietosa ristè su l'entrata: Ma presto, con mano tremante il velo gettando, scoprì la faccia; ed al misero amante - Giaufredo, - ella disse, - son qui. - Voltossi, levossi co 'l petto su i folti tappeti il signore, e fiso al bellissimo aspetto con lungo sospiro guardò. - Son questi i begli occhi che amore pensando promisemi un giorno? E' questa la fronte ove intorno il vago mio sogno volò? - Sì come a la notte di maggio la luna da i nuvoli fuora diffonde il suo candido raggio su'l mondo che vegeta e odora, tal quella serena bellezza apparve al rapito amatore, un'alta divina dolcezza stillando al morente nel cuore. - Contessa, che è mai la vita? E' l'ombra d'un sogno fuggente. La favola breve è finita, il vero immortale è l'amor. Aprite le braccia al dolente. Vi aspetto al novissimo bando. Ed or, Melisenda, accomando a un bacio lo spirto che muor - La donna su 'l pallido amante chinossi recandolo al seno, tre volte la bocca tremante co 'l bacio d'amore baciò. E il sole dal cielo sereno calando ridente ne l'onda l'effusa di lei chioma bionda su 'l morto poeta irraggiò.