10. La poesia e la musica italiana: le laude.

Anche in Italia ci fu una profonda analisi del pensiero e della poesia trobadorica. Raimbaut de Vaqueiras, Peire Vidal e Gaucelm Faidit, soggiornarono in Italia e la loro influenza arrivò fino alla scuola siciliana.
La denominazione delle forme poetiche (ballata, tenzone, sirventese) sono visibilmente imparentate con quelle francesi. Ma per la musica ci sono solo pervenute testimonianze indirette, che ci inducono a supporre che in Italia si siano prodotte delle poesie senza accompagnamento musicale. Questo perché in Sicilia, fonte delle maggiori poesie, non erano diffusi i caratteri delle corti francesi e della Chiesa.
Una ben più vasta presenza della musica si registra nelle occasioni di vita quotidiana, come le abitudini religiose o le feste popolari, come dimostra la Cronica di Salimbene de Adan.
La visione della musica come l'incontro tra l'ambito religioso e profano era dovuto all'influenza di Francesco d'Assisi e della sua opera Laudes Creaturarum.
In un simile terreno nacque la "lauda" , un canto devozionale delle fraternità laicali sorte insieme al nuovo genere evangelico dei Mendicanti. Per la prima fase storica della lauda (prima metà del secolo XIII) non possediamo che spezzoni: un patrimonio ridotto, ma molto vario sotto il profilo metrico. Anche senza la musica, tali testi erano sicuramente destinati al canto. Importante per lo sviluppo del nuovo canto in volgare fu la fondazione di confraternite che si riunivano per il solo canto delle lauda e perciò dette dei "Laudesi".
La prima confraternita di Laudesi nacque a Siena nel 1267 presso una chiesa domenicana. Il movimento dei Disciplinati nacque dalla grande devotio avvenuta a Perugia nel 1260 e da Rainerio Fasani. I Disciplinati crearono un repertorio laudistico il cui tema principale era quello della Passione.
Solo all' inizio del secolo XIV svilupparono la lauda drammatica. Laudesi e Disciplinati percorsero strade diverse: i Disciplinati crearono il teatro volgare italiano; I Laudesi le laude liriche e un esecuzione più curata. Un evento importante nella storia fu l'adozione dello schema strofico della ballata profana. I responsabili di ciò sono indicati dalla cantica come Guittone d'Arezzo, Iacopone da Todi e Garzo. Il più antico manoscritto recante le melodie è il celebre codice Cortonese 91 antecedente al 1297. Cortona subì l'innovazione senese, la prova ne è il prezioso cimelio conservato nella cittadina il quale appartenne alla confraternita di Santa Maria delle Laude e consta di due parti, la prima è l'unica a recare intonazioni musicali. Le prime laude sono mariane, le altre seguono il calendario liturgico. Queste melodie hanno un grande valore: quello di essere il più antico dei testi italiani musicali. Il secondo laudario ora a Firenze era posseduto dalla Confraternita di Santa Maria e poi da quella detta degli Umiliati d'Ognissanti. Il laudario costituisce la prima sezione del codice, seguono testi latini ed esistono anche sontuose miniature.
Lo stile, la grafia, la qualità delle melodie lo fanno datare in un periodo che va dal 1310 al 1330-40. Nei due codici vi sono conservate 97 laude, di cui 20 comuni con il Cortonese 91, 88 sono testi musicati di cui 10 somigliano a melodie.

Struttura delle laude:
Fonti di natura testuale renderebbero attendibile l'ipotesi dell'esistenza di un protolaudario toscano e la scoperta di fogli notati di un laudario lucchese confermerebbero tale ipotesi.
Molto probabilmente la lauda dugentesca è modellata su una ballata profana con una derivazione arabo-ispanica tramite lo "zagial". Infatti nel registro religioso, l'applicazione dello schema zagiallesco avviene in ambito mediolatino come confermano i repertori latini paraliturgici con l'alternanza fra solista e coro. Le ballate sono imparentate con il "virelai" anche se questo non sempre presenta il refrain iniziale.

Utilizzo della musica:
In relazione ai generi musicali, e alla funzione dell'uso dei vari strumenti, la musica veniva usata in cerimonie pubbliche e ufficiali, nei castelli e palazzi di signori e re, nelle feste popolari di città o villaggi.
Ma quale spazio ebbero nel Medioevo gli strumenti musicali durante i riti strettamente liturgici?
Senza dubbio accompagnavano il canto l'organo e la viella. Nelle cerimonie più importanti venivano impiegati i fiati. Gli strumenti meno usati erano i liuti e le percussioni.