Se la scuola chiama la filosofia


di Giorgio Straniero
Docente di filosofia e saggista

1. A cominciare dal superamento della contrapposizione storica tra Idealismo e Scientismo

Sarà quel che sarà dei programmi per la scuola secondaria superiore predisposti nel contesto della riforma Moratti, come sarà quel che sarà della riforma Moratti in quanto tale. Del resto, come si dice della Chiesa stessa, senza essere irriverenti ma mossi da fede e rispetto, anche della scuola si può affermare che sia "semper reformanda". In tale prospettiva, nulla di quanto la storia ha prodotto deve essere ignorato, in ragione del contributo che la memoria del passato, comunque sia, può apportare alla ricerca che di volta in volta si svolge affinché si possano effettuare le scelte giuste. In tale prospettiva, quindi, un importante punto di riferimento è dato dai programmi previsti dalla riforma Moratti.

L'ispirazione e gran parte dei contenuti di tali programmi sono risalenti, al di là degli adattamenti effettuati nella seconda metà del XX secolo, alla stessa riforma Gentile del 1923, nella fase dell'affermarsi della cultura idealistica e umanistico-classica in contrapposizione a quella scientistica di matrice positivistica. Gentile si ispirava direttamente alla filosofia hegeliana. Riteneva che l'unica realtà assoluta fosse hegelianamente quella dello spirito, negando l'esistenza stessa di una natura preesistente all'atto di riflessione spirituale. Come per Hegel, secondo il suo sistema l'idea di Dio si incarna, come forma suprema a livello di istituzioni, nello Stato. Affermava inoltre che strumento per l'attuazione dell'unità spirituale delle coscienze sia l'educazione. Nell'azione educativa lo spirito del discente si fa uno con quello del docente. Attraverso l'istituzione scolastica si realizza l'unità della nazione.

Il legame ideologico della concezione filosofica gentiliana con il fascismo e il carattere mistificatorio della realtà spirituale erano forti e gravemente compromettenti, pur nella valorizzazione della cultura umanistica. E in effetti, nella seconda metà del secolo, è stata molto dura la polemica contro la scuola mossa dalle forze politiche della sinistra, allora fortemente orientata in senso marxista e di fatto convergente sul piano generale della concezione del mondo con il positivismo materialistico. Su una linea di moderazione si muoveva invece il partito cattolico della Democrazia Cristiana, di maggioranza relativa, che comunque si è orientato nella direzione dell'abbandono dell'ispirazione filosofica gentiliana. Subentrava però, in tale contesto, una contrapposizione tra cattolici e laici, che schematicamente collegava nella polemica mossa dalla sinistra la cultura classica letteraria idealistica al fascismo e quella scientifico-tecnica alla realtà del lavoro e del progresso sociale. Gli interventi, sia nei programmi, sia strutturali come nell'avvio della scuola media unificata nel 1963 e la liberalizzazione dell'accesso a tutte le facoltà universitarie da parte dei diplomati della scuola secondaria superiore nel 1968, non hanno portato a un ribaltamento tra il peso delle "due culture", per il fatto che a lungo saldamente al governo e in posizione maggioritaria c'è stato appunto il partito della Democrazia Cristiana, poi dissoltosi agli inizi degli Anni Novanta.

Il modello dell'insegnamento delle discipline umanistiche riprodotto dagli stessi libri di testo, chiamati del resto ad attenersi alla formulazione dei programmi ministeriali, continuava ad essere quello storico e disciplinare, là dove alla sinistra appariva invece più consona con le istanze del rinnovamento in funzione sociale un'impostazione a carattere problematicistico e interdisciplinare. Lo svolgimento dei programmi risultava di conseguenza particolarmente alterato e impoverito nella didattica specificamente proprio per la filosofia, considerata dalla forte componente marxista in ambito politico e culturale, inoltre della scuola stessa, come una forma di alienazione della coscienza. "Il corso di filosofia - afferma il testo messo a punto dal governo di sinistra-centro nel 1999 con l'ex-comunista Berlinguer ministro della Pubblica Istruzione, in ordine al triennio di insegnamento della filosofia nel liceo classico, nel liceo scientifico e nell'istituto magistrale, e tuttora in vigore non essendo stato dato inizio ufficialmente alla messa in opera dei nuovi programmi predisposti dalla riforma Moratti - deve essere preceduto da un'introduzione la quale miri a porre in luce che la filosofia non è qualcosa di avulso dalla vita, ma è anzi la vita stessa che vuol farsi consapevole di sé, onde avviare gradualmente il processo verso la liberazione. Tutti gli uomini si pongono il problema filosofico, ma solo nella coscienza filosofica questo assume quella piena consapevolezza che non ha nella coscienza comune. Occorre accennare ai caratteri peculiari della filosofia, per cui essa si distingue dalle scienze sociali speciali e dalle altre forme di attività spirituali, nonché ai legami imprescindibili che a queste le uniscono. A tale introduzione deve seguire una trattazione storica, non limitata al solo inquadramento degli autori letti, ma diretta ad approfondire la genesi delle singole dottrine e i loro rapporti reciproci, in modo quindi da mettere in rilievo che la successione storica è lo stesso sviluppo del pensiero. Inoltre, lo svolgimento del pensiero filosofico dev'essere considerato in continuo rapporto con l'evoluzione politica, sociale ed economica, vale a dire con la storia tutta che rimane essenzialmente una anche attraverso la varietà dei cosiddetti "fattori" che la compongono"

Si tratta di una formulazione che integra elementi emersi da varie parti ideologiche e politiche nel corso degli anni. Si afferma, secondo la tradizione spiritualistica e idealistica, la peculiarità della filosofia, cioè l'indipendenza del pensiero rispetto ai dati strutturali della società in relazione alle condizioni oggettive socioeconomiche. Nel contempo si prospetta, con impliciti rimandi al deposito lasciato dalla concezione marxista alla sinistra politica, l'esigenza di un rapporto del pensiero e quindi della cultura con l'evoluzione politica ed economica, fino al punto decisamente fuorviante di considerare la successione storica delle teorie come uno "sviluppo" del pensiero che implica il superamento delle fasi precedenti, analogamente a quanto accade nell'ambito della ricerca scientifica. Un conto sarebbe riconoscere un arricchimento, un altro è affermare in termini assoluti, teoretici, che si tratta di un avanzamento rispetto alle posizioni precedenti, come accade in realtà nell'ambito del progresso scientifico.

Per quanto si riferisce ai contenuti propriamente filosofici espressi nel corso della storia, per il I anno del triennio si indicano tali tematiche: "La ricerca unitaria di un elemento universale come causa prima del pensiero greco, presofistico. Possibilità di trovare tale causa prima fra gli elementi della natura. Il delinearsi della dialettica dell'essere e del divenire. La convinzione naturalistica della necessità di un approfondimento della conoscenza della natura perché tale sintesi possa effettuarsi; l'atomismo. L'insufficienza del naturalismo. Il merito dei sofisti: il problema dell'uomo. Il loro demerito: la perduta coscienza dell'esistenza unitaria universale. La ripresa di tale coscienza con la socratica teoria del concetto; sintesi dell'importanza dell'universalità affermata dal naturalismo presofistico e dell'importanza della soggettività affermata dai sofisti. Insufficienza del concetto socratico. L'idea platonica. La reminiscenza. Critica aristotelica del dualismo platonico. La necessaria immanenza della forma sostanziale nelle cose. L'universale. Il concetto di potenza e atto. Il primo motore. Decadenza della potenza speculativa: analisi dei sistemi dei maestri (accademici e peripatetici). Il prevalere dell'interesse etico (stoici ed epicurei). L'assurdo del pensiero che vuole stabilire limiti a se stesso (scetticismo). Approfondimento dell'interesse etico e aspirazioni al trascendente: L'importanza di Alessandria. La "metafisica religiosa" e la formazione del neoplatonismo di Plotino. La rivelazione cristiana e i fondamenti dottrinali del Cristianesimo. La Patristica, S. Agostino. Misticismo e razionalismo nel pensiero del Medioevo. La questione degli universali. L'aristotelismo e S. Tommaso. La reazione volontaristica da Duns Scoto a Ockham". Dopo di che si suggerisce una serie di titoli di opere o di estratti di opere degli autori considerati per la lettura diretta. Le indicazioni tematiche per il II anno sono: "L'Umanesimo e il Rinascimento. La filosofia del Rinascimento e il prevalere della concezione platonica, Giordano Bruno. L'affermarsi del metodo sperimentale. Bacone e Galileo. L'influenza del Rinascimento italiano nel processo formativo del pensiero moderno. Posizioni e problemi della filosofia moderna. La concezione filosofica di Descartes e il dualismo fra realtà intelligibile e realtà fisica. Il problema del loro rapporto nell'idealismo empirico inglese e nel panlogismo dello Spinoza e del Leibniz. Il criticismo kantiano: limiti gnoseologici dell'esperienza e aspirazione della ragione a trascenderli. La ragion pratica". Seguono i suggerimenti di lettura. Le indicazioni tematiche per il III anno sono: "Lo sviluppo del criticismo kantiano in senso idealistico. L'eliminazione della cosa in sé e la concezione dialettica nei grandi filosofi dell'ideaslimo postkantiano. Rapporti tra la filosofia italiana e la filosofia europea. Lo storicismo del Vico. Cenni sui giuristi italiani del Settecento. Carattere della filosofia del Risorgimento: Rosmini e Gioberti. La sinistra hegeliana: Feuerbach, Marx, Engels: il materialismo dialettico. Il positivismo. L'idealismo storicistico, il fenomeno relativistico, il pragmatismo, e i loro principali sviluppi nel pensiero contemporaneo". Seguono i suggerimenti di lettura.

Il carattere di tali programmi che emerge nettamente è dato: dalla completezza persino eccessivamente analitica di quanto si prospetta per il primo anno; dalla carenza di citazioni esplicite e motivate riguardo a Hobbes e ai filosofi dell'empirirsmo inglese Locke, Berkeley e Hume, per il secondo anno; dall'inconsistenza dei riferimenti alla filosofia dell'Idealismo dell'Ottocento, senza che vengano citati esplicitamente e considerati distintamente Fichte, Schelling, Hegel, inoltre dall'assenza di considerazione per importanti movimenti di pensiero come la Fenomenologia e l'Esistenzialismo, rispetto al terzo anno. Si tratta però, complessivamente, di un impoverimento rispetto alle formulazioni precedenti di derivazione idealistico-spiritualistica. L'impostazione appare a carattere pragmatico, piuttosto che di ordine concettuale approfondito. Si determina in tal modo un abbassamento della prospettiva idealistico-spiritualistica a vantaggio appunto di un' istanza di ordine concreto, fattuale. Si può quindi complessivamente riconoscere in tale prospettiva l'effetto dell'affermazione in sede politica della sinistra, sia pure affrancata dal marxismo e piuttosto orientata verso il neopositivismo.

2. La filosofia "spalmata" nella prospettiva della riforma Moratti



E' dunque interessante vedere che cosa cambierebbe con la messa in opera dei nuovi programmi predisposti dalla riforma Moratti. Uno degli aspetti più eclatanti è proprio quello dell'estensione della Filosofia, che risulta "spalmata", come si osserva, nei vari rami della scuola secondaria superiore che risulta trasformata in un sistema di licei quinquennali, ad esclusione però del Liceo Tecnologico dove la Filosofia è assente. Si tratta di un dato contraddittorio, che di fatto sanziona questo ramo della scuola secondaria superiore come la pecora nera sul piano della cultura critica. Il dato di rilievo è che, come per ogni altra disciplina, sono indicati oltre ai contenuti del programma, che risultano in tal caso formulati per altro in forma schematica, anche gli obiettivi in ordine alle abilità che si devono acquisire. Sia i programmi, sia gli obiettivi sono uguali per ogni ramo, mentre può variare il numero delle ore di insegnamento della filosofia, che risultano collocate nel terzo, nel quarto e nel quinto anno, corrispondenti nella dicitura ufficiale al secondo biennio e al quinto anno. Esse sono: 3 nel Liceo Classico; 2 nel Liceo linguistico; 3 nel Liceo delle Scienze Umane, dove però ci sono anche 3 ore di pedagogia nel primo biennio, inoltre 3 ore di scienze umane nel secondo biennio e 4 nel quinto anno; 2 nel Liceo Scientifico; 2 nel Liceo Economico; 2 nel Liceo Artistico; 2 nel Liceo Musicale e Coreutico.

Il programma è globalmente così formulato: "Le origini della filosofia. I presocratici. - I Sofisti. Socrate. - Platone. Aristotele. - La filosofia nell'età ellenistica e imperiale. Plotino. Agostino di Ippona. - La filosofia medioevale. Tommaso d'Aquino. - Umanesimo e Rinascimento. - La Rivoluzione scientifica. - Il pensiero moderno. Descartes, Hobbes, Spinoza, Locke, Leibniz, Vico, Hume, Rousseau. - L'Illuminismo - Kant - Altri filosofi antichi, medioevali e moderni. - Risorse informatiche e telematiche per lo studio della filosofia. - Lettura di testi filosofici". Per il Quinto anno: "L'idealismo. Fiche. Hegel. - Kierkegaard, Schopenhauer, Marx. - Il positivismo. Comte. Stuart Mill. - Nietzsche. Altri filosofi dell'Ottocento. Per il quinto anni: La filosofia del Novecento. Bergson, Croce, Gentile, Weber, Husserl, Heidegger, Wittgenstein, Dewey, Popper. Altri filosofi del Novecento. - Temi e problemi della filosofia contemporanea. - Risorse informatiche e telematiche per lo studio della filosofia. - Lettura di testi filosofici. Risulta abbastanza nettamente un arricchimento rispetto alla precedente formulazione, con una maggiore attenzione analitica nei confronti dei sistemi di pensiero elaborati nel corso della storia e verso gli stessi autori, che vengono più chiaramente identificati.

Per quanto si riferisce alle abilità da fare acquisire agli studenti, si afferma parimenti in modo globale per i tre anni di insegnamento: "Sviluppare un approccio di tipo storico, critico e problematico ai grandi temi della filosofia. - Sviluppare la disponibilità al confronto delle idee e dei ragionamenti. - Esercitare la riflessione critica sulle diverse forme del sapere e sul loro "senso". - Sviluppare l'attitudine a problematizzare conoscenze, idee e credenze. - Usare strategie argomentative e procedure logiche. - Riconoscere e utilizzare il lessico e le categorie essenziali della tradizione filosofica. - Analizzare, confrontare e valutare testi filosofici. - Confrontare e contestualizzare le differenti risposte dei filosofi allo stesso problema. - Usare per lo studio della filosofia anche risorse informatiche e telematiche".

3. La "ratio" della riforma



La riforma predisposta a livello della scuola secondaria superiore, che viene ad essere integrata nella scolarità obbligatoria, dal ministro Moratti si presenta secondo una visuale molto forte nella direzione delle identità dei diversi e molteplici rami. In particolare però viene ad essere definito un doppio binario. Da una parte c'è il sistema molto articolato dei licei. Dall'altro si apre un settore parallelo affidato alle Regioni e propriamente orientato alla formazione professionale di primo livello e in tal senso fuori dell'ambito della scolarizzazione. Dopo quattro anni è però possibile iscriversi ad un anno di corso propriamente scolastico che consente di acquisire la maturità corrispondente. In tal modo, allorché non viene effettuata tale integrazione, si estende l'obbligo formativo ma non in senso effettivo l'obbligo scolastico. Si tratta di una prospettiva che risulta quindi deludente rispetto all'attuazione del principio di una "formazione" della persona che promuova per tutti la dimensione propriamente culturale, anche a costo di ritardare l'immersione totale nel mondo del lavoro di chi non intende accedere agli studi universitari. Inoltre, sotto l'aspetto concreto, a parte i casi in cui il ripensamento riguardi soggetti particolarmente dotati e quindi originariamente esclusi dal liceo per ragioni variamente inadeguate, non è pensabile che l'anno di recupero mossa risultare adeguato all'esigenza di riconversione, richiedendo lo svolgimento in un lasso di tempo del tutto irrisorio un percorso già arduo per coloro che seguono un curricolo regolare. Una linea di integrazione di istanze diverse in ordine alle finalità della scuola sul piano propriamente culturale e su quello del rapporto con la società e specificamente il sistema economico-produttivo. Tale quindi si rivela la "ratio", la logica interna e la sostanza dei contenuti del sistema scolastico delineato dalla riforma Moratti.

Secondo dunque questa "ratio", le finalità del "Secondo Ciclo", come viene definita questa fase formativa che può essere quindi sia di scolarità secondaria superiore, sia di ordine professionale, sono così indicate: a) 'Crescita educativa, culturale e professionale dei giovani'. "Essa implica la scoperta del nesso tra i 'saperi' e il 'sapere' e il passaggio dalle 'prestazioni' (o 'mansioni') alle 'competenze'. Compito specifico del secondo ciclo, in questo senso, ricco di motivazioni e di fini; allo stesso modo, trasformare le prestazioni professionali in competenze, termine con il quale si indica non solo un insieme organicamente strutturato di conoscenze e abilità riferibili a uno specifico campo professionale, ma anche il loro impiego consapevole e creativo nel più ampio contesto del lavoro e della vita individuale e sociale (...)"; b) 'Sviluppo dell'autonoma capacità di giudizio'. "Questa finalità richiede una cura attenta dei modi e delle forme con cui si esprimono e si attuano i processi della ragione in rapporto ai suoi oggetti reali e formali. Essa diventa, quindi, metodo di studio, spirito di esplorazione e di indagine, capacità intuitiva, percezione estetica, memoria, procedimenti argomentativi e dimostrativi che danno ragione delle proprie scelte ed opinioni, consapevolezza e responsabilità morale, elaborazione di progetti e risoluzione di problemi, che, nella loro complessità, rifuggono da riduzionismi"; c) 'Esercizio della responsabilità personale e sociale'. "Significa porre lo studente nella condizione di decidere consapevolmente le proprie azioni".

"Dopo aver frequentato il secondo ciclo - afferma la Sintesi conclusiva - grazie anche alle specifiche sollecitazioni educative recepite lungo tutto il percorso di istruzione e/o di formazione, gli allievi sono posti nella condizione di: - conoscere se stessi, le proprie possibilità e i propri limiti, le proprie inclinazioni, attitudini, capacità, nella porzione di mondo in cui si estende l'esperienza individuale; - risolvere con responsabilità, indipendenza e costruttività i normali problemi della vita quotidiana personale; - possedere un sistema di valori, coerenti con i principi e le regole della 'Convivenza civili', in base ai quali valutare i fatti ed ispirare i comportamenti individuali e sociali; - sulla base della conoscenza di sé e del 'sistema di valori' prima richiamato concepire progetti di vario ordine, dall'esistenza al pratico; - decidere in maniera razionale tra progetti alternativi e attuarli al meglio, coscienti dello scarto possibile tra intenti e risultati, e della responsabilità che comporta ogni azione o scelta individuale; utilizzare tutti gli aspetti positivi che vengono da un corretto lavoro di gruppo" (...).

4. Se la scuola chiama la filosofia, la filosofia come risponde?



La vera innovazione: l'insegnamento per obiettivi. E' proprio tale indicazione delle "abilità" che si devono far conseguire agli studenti, l'effettiva novità istituzionale introdotta strutturalmente nella programmazione prevista dalla riforma Moratti. L'impostazione, che risulta particolarmente eclatante, costituisce una sommatoria di elementi tratti sia dalla tradizione culturale in senso lato e di quella propriamente scolastica, sia dalle istanze scientifiche e concretamente operative in ordine al sapere, al saper fare e al saper essere, che sono state soprattutto sviluppate nei paesi anglosassoni e che si sono affermate ampiamente negli ultimi decenni nel campo della formazione di ogni tipo. Le più significative delle linee di ricerca in tale direzioni sono state: quella, appunto, della pedagogia degli obiettivi; quella dell'apprendimento scientificamente predisposto in funzione delle variabili dell'istruzione programmata; quella della tassonomia degli obiettivi, basata sulla distinzione per aree e sulla consequenzialità progressiva dei livelli formativi.

La filosofia, dunque. La filosofia come lanterna che rischiara la notte, differenzia ciò che al semplice contatto e a prima vista appare indistinto. La filosofia che orienta nelle scelte in base ad una consapevolezza critica. La filosofia che richiede una metodologia corretta, nel rapporto tra mezzi e fine. La filosofia che giudica con equità. La filosofia che non prevarica.

Come si è detto però: la filosofia nella sua manifestazione storica, ma non intesa come sviluppo progressivo del vero in ordine all'essere e del buono in ordine all'agire. Tutto questo comporta l'insegnamento quindi della filosofia come analisi dello svolgimento di un dialogo dove ogni filosofo espone i termini della proprio modo di rapportarsi a tali questioni e discute quelli altrui. Sul piano concettuale sarebbe corretta anche una metodologia dell'insegnamento per aree e per problemi, basata sulla descrizione delle diverse modalità di approccio e delle diverse teorie formulate in ordine agli ambiti della ricerca filosofica, che sono dati essenzialmente dalla metafisica in quanto ontologia, dall'etica, dalla gnoseologia, dall'epistemologia, dall' estetica, inoltre dalla logica in quanto razionalità pura e dal rapporto tra la logica stessa e la conoscenza in ogni ambito. Si diraderebbe infatti in tal modo la possibilità di riconoscere direttamente la personalità, lo stile, la logica interna, le motivazioni, del filosofo inteso nella sua identità di persona impegnata nella costruzione di una visione del mondo. Tutto questo non impedisce, anzi rende particolarmente utile, la messa in atto di una metodologia per la quale, salvaguardata la dimensione inerente alla realtà personale del filosofo, si proceda all'effettuazione di raffronti tra le risposte offerte dai vari pensatori alle questioni poste dalla filosofia.

Rispetto ai programmi precedenti, messi in atto nelle varie fasi storiche, la novità di quelli previsti dalla riforma Moratti consiste, come si è detto, nel fatto di indicare, accanto ai programmi intesi come tematiche, gli obiettivi che l'insegnamento si deve proporre, espressi in termini di abilità che si intende far conseguire agli allievi.

L'avvio è dato dal proposito di far "sviluppare un approccio di tipo storico, critico e problematico ai grandi temi della filosofia". La dimensione della storicità è data dall'acquisizione della consapevolezza dello svolgimento nel corso del tempo del dialogo che si intreccia tra i filosofi non solo in termini di contemporaneità, ma anche e soprattutto certamente in relazione al passato. L'aspetto critico consiste propriamente nell'analisi di struttura di un sistema di pensiero o comunque dei dati che il pensiero di un filosofo offre, che vanno in tal caso considerati come tasselli di un sistema, come tessere cioè di un "puzzle". Esemplari in tale prospettiva sono ad esempio i "frammenti" di Eraclito o i "pensieri" di Pascal. Si tratta di un'operazione non facile, che non autorizza a colmare i vuoti del quadro se non in termini di ricostruzioni probabilistiche, effettuate con la consapevolezza da un lato dell'ambito storico in cui si svolge la ricerca del filosofo di cui si sta esaminando il pensiero, dall'altro con tutto il corredo dei rischiami interdisciplinari e in particolar modo quelli di ordine storico. La dimensione della problematicità è data dal considerazione di ordine sistemico dei dati offerti dagli scritti di un filosofo o, come nel caso di Socrate, dalla ricostruzione del suo pensiero attraverso le testimonianze altrui.

La seconda indicazione si riferisce all'obiettivo di "sviluppare la disponibilità al confronto delle idee e dei ragionamenti. Si tratta di una formulazione in se stessa, per quanto riguarda il concetto di "disponibilità", si riferisce ad un'attitudine morale, quindi all'area degli obiettivi che in sede pedagogica vengono classificati come "affettivi", distinti quindi da quelli "cognitivi" in ordine al sapere e da quelli operativi in ordine al "saper fare". La formulazione prospettata contiene quindi come prerequisito sia l'aspetto cognitivo in ordine ai sistemi di pensiero tra i quali viene effettuato il raffronto, sia quello propriamente operativo in ordine alla capacità tecnica di effettuare il raffronto tra le diverse teorie.

Segue l'obiettivo di "esercitare la riflessione critica delle diverse forme del sapere e sul loro senso". Si tratta piuttosto di una particolare applicazione dell'obiettivo precedente sia sul piano cognitivo riguardo sia alla conoscenza dei vari ordini di sapere, sia sul piano operativo dell'analisi di struttura dei diversi saperi.

Piuttosto complesso è l'obiettivo successivo, che si riferisce al dato di "sviluppare l'attitudine a problematizzare conoscenze, idee e credenze". Anche in questo caso di tratta di un'abilità che richiede un'analisi di struttura. Il termine "problematizzare", che non è facilmente riconducibile ad un significato univoco, ha chiaramente in questo caso un'accezione positiva e non quella, a sua volta lessicalmente legittima, di capziosa relativizzazione di un discorso. Indica cioè l'atto e quindi la capacità di evidenziare in un contesto gli elementi problematici impliciti che vi possono essere, a carattere logico, etico o di altro genere, ma non immediatamente evidenti. Tali elementi possono riferirsi all'oggetto in esame, quindi nel caso di una teoria, data appunto da "conoscenze, idee, credenze", può trattarsi della capacità di riconoscere gli aspetti che risultano ambigui, contraddittori, non sufficientemente fondati. Inoltre, la problematizzazione può essere una verifica che si fa della teoria stessa rispetto a un modello di riferimento, o anche rispetto a possibili sviluppi e conseguenze che possono derivare e che costituiscono dei problemi.

L'obiettivo di "usare strategie argomentative e procedure logiche", si riferisce alla correttezza logica del discorso, sia nel caso in cui si intenda effettuare una dimostrazione, sia rispetto alla coerenza del discorso in se stesso.

L'obiettivo di "riconoscere e utilizzare il lessico e le categorie essenziali della tradizione filosofica" si riferisce alla padronanza acquisita rispetto al linguaggio della filosofia, quale si è definito e modificato nel corso del tempo secondo accezioni a carattere univoco o differenziato a seconda dell'accezione data dai vari pensatori. Ad esempio, le "idee" sono per Platone le "forme" eterne a imitazione delle quali il Demiurgo ha plasmato il mondo, per Aristotele sono i concetti dell'intelletto, che esprimono l'essenza universale di una sostanza in base al "genere prossimo" e alla "differenza specifica".

L'obiettivo di "analizzare, confrontare e valutare testi filosofici" è piuttosto arduo e chiaramente va rapportato agli elementi principali della concezione di un filosofo, in riferimento inoltre a testi non eccessivamente ardui. Opere come la "Critica della ragion pura" di Kant e la "Logica" di Hegel non sono facilmente accessibili nemmeno a uno studente universitario di filosofia. L'obiettivo non specifica inoltre se si tratta di un'abilità che si riferisce a testi e brani già letti sotto la guida dell'insegnante oppure a opere e brani che vengono affrontati a prima vista.

Molto importante è l'obiettivo successivo di "confrontare e contestualizzare le differenti risposte dei filosofi allo stesso problema". Rappresenta infatti il momento di incontro tra i due sistemi di insegnamento, quello storico riconfermato dai nuovi programmi e quello per problemi.

Infine, l'obiettivo di "usare per lo studio della filosofia anche risorse informatiche e telematiche". Non si tratta di un obiettivo propriamente didattico inerente alla filosofia in quanto tale, ma di un'abilità generica, di ordine tecnico.

L'elemento innovativo in ordine alla didattica, che caratterizza la riforma Moratti è quindi quello di avere introdotto per tutte le discipline d'insegnamento la dimensione pedagogica nei suoi termini propriamente operativi. Per quanto si riferisce alla filosofia, si tratta di un'innovazione particolarmente importante in quanto le abilità che vengono indicate hanno una valenza formativa, determinata dal carattere proprio della filosofia stessa, inerente ad aspetti operativi e contenuti culturali particolarmente importanti per la costruzione stessa dell'identità della persona. In tal senso risulta chiaramente l'importanza dell'estensione della filosofia ai vari rami della scuola secondaria superiore. Dispiace però, di conseguenza, il fatto che ne risulti escluso il liceo tecnologico, così come l'intero impianto della formazione non liceale, che già in se stesso richiederebbe una riformulazione che lo istituisca a pieno titolo come ramo della scuola secondaria superiore.