I MONASTERI COME CENTRI CULTURALI E POLITICI
Taluni monasteri hanno scritto 
pagine importanti della storia spirituale e politica dell’Italia, prima fra 
tutte l’Abbazia di Montecassino, il più antico centro dell’ordine benedettino, 
fondato dal santo stesso, che radunò qui la prima comunità e inaugurò una forma 
di monachesimo nuova, che si opponeva all’anacoretismo orientale propugnato per 
primo da Antonio, che, figlio di una benestante famiglia egiziana, aveva 
lasciato tutto per vivere settanta anni in meditazione nel deserto e morire 
all’età di centocinque anni. Il monachesimo cui San Benedetto diede il primo 
impulso è detto cenobita, perché si regge sulla vita comune dei monaci, regolata 
da una serie di norme rigide, che si compendiano nel celebre motto "ora et 
labora".
 
Abbazia di 
Montecassino
Proprio i monaci di questo 
cenobio si diedero, per primi, da fare per salvaguardare ciò che era rimasto 
della cultura antica e delle grandi opere del pensiero classico, dimostrandosi 
aperti ad una cultura non puramente orientata nell’ottica religiosa, ricopiando 
e ospitando nelle loro biblioteche i libri sacri e le opere del Padri della 
Chiesa, ma anche cercando di salvare i più grandi autori latini.
Altra importantissima Abbazia 
italiana è quella di Chiaravalle a Milano, che esercitò un forte influsso 
riformatore sulla società del tempo, indice evidente che lo spirito di rinascita 
e di riforma della Chiesa, alla base dell’operare di San Bernardo di Clairvaux, 
esponente dell’ordine cistercense, si era diffuso anche nel nord Italia; proprio 
questa voglia di purificare la Chiesa dell’XI secolo, corrotta e dedita al 
concubinaggio e alla simonia, portò al soglio pontificio papi come Leone IX ( 
1049 – 1054), realmente intenzionati a distogliere gli interessi della Chiesa 
dalle questioni temporali.

Abbazia di Chiaravalle
Insomma il ruolo culturale e 
politico dei monasteri nel Medioevo è stato davvero di primo piano, anche se 
spesso si tende a dimenticarlo o ad affrontarlo con superficialità.