Il monachesimo benedettino 
alle origini della civiltà europea
Il significato della ricerca:
San Benedetto patrono d’Europa
 
Carta dell’UE
 "L’Europa, che cos’è davvero l’Europa? Questa domanda è stata posta 
dal cardinale Józef Glemp in uno dei circoli linguistici del Sinodo Episcopale 
sull’Europa. Dove comincia, dove finisce l’Europa? Perché, ad esempio, la 
Siberia non appartiene all’Europa, sebbene sia abitata da europei, la cui 
modalità di pensare e di vivere è, inoltre, del tutto europea? E dove si perdono 
i confini dell’Europa nel sud della comunità di popoli della Russia? Dove corre 
il suo confine nell’Atlantico? Quali isole sono Europa e quali, invece, non lo 
sono, e perché non lo sono? In questi incontri divenne perfettamente chiaro che 
Europa solo in maniera secondaria è un concetto geografico (e, potremmo 
aggiungere, un’area economica di libero scambio): l’Europa non è un continente 
definibile in termini soltanto geografici, ma è invece un concetto culturale e 
storico." (Joseph Ratzinger, 
Europa. I suoi 
fondamenti spirituali ieri, oggi e domani, Milano, Mondadori, 2004).
 
In una società, come quella in cui viviamo, in cui la 
multiculturalità e il relativismo sembrano essere le ideologie dominanti, ha 
senso parlare di Europa come di un "concetto culturale e storico"? O, piuttosto, 
un’idea del genere non appartiene ad un mondo confessionale, come quello 
cattolico, o cristiano più in generale, che non vuole accettare il fatto che 
ormai l’Europa é attraversata da forme religiose, ideologiche, politiche, 
diverse? Che l’Europa della tradizione classica, o cristiana, o illuminista, o 
liberal-democratica, deve fare i conti con altre realtà, come quella, pur 
variegata, del mondo islamico che si è impiantata anche nel vecchio continente?
 Il breve lavoro, di cui si propongono alcuni stralci, vuole essere 
un tentativo di risposta agli interrogativi sull’identità europea che molto 
spesso si affacciano sulle pagine dei giornali o nelle discussioni degli 
specialisti, ma che trovano anche riscontro nelle riflessioni dell’uomo comune.

 Il 
Trattato che adotta una Costituzione per l’Europa, in via 
di ratifica da parte dei vari stati membri dell’Unione Europea, dopo aspre 
discussioni sia nel corso delle sedute della Convenzione che l’ha preparato, sia 
da parte dei 
media (e si ricorderanno, anche, i numerosi interventi di 
papa Giovanni Paolo II), ha evitato di inserire nel 
Preambolo, come 
richiesto da molti, un riferimento esplicito alle radici giudaico-cristiane 
dell’Europa. Questo è stato, da alcuni, interpretato come una mancanza di 
coscienza storica di quello che l’Europa è effettivamente, come una concessione 
al relativismo dominante. In realtà, se leggiamo con attenzione il 
Preambolo, 
ci accorgiamo che i membri della Convenzione non hanno affatto voluto rifiutare 
i millenni di storia, di cultura e di vita religiosa che hanno plasmato 
l’Europa: hanno soltanto cercato di evitare di dare all’Europa un’impronta 
confessionale. In effetti il 
Preambolo si apre con un’affermazione molto 
importante e significativa: "Ispirandosi alle eredità culturali, religiose e 
umanistiche dell’Europa, da cui si sono sviluppati i valori universali dei 
diritti inviolabili e inalienabili della persona, della libertà, della 
democrazia, dell’uguaglianza e dello Stato di diritto" (i sovrani e i presidenti 
degli Stati che formano l’Unione Europea hanno convenuto le disposizioni che 
formano gli articoli del Trattato).
 
 Fin dal 
Preambolo si riconosce, quindi, che l’Europa ha 
valori culturali e storici comuni, che i vari stati "Uniti nella diversità", 
come recita il motto dell’U.E., hanno radici storiche che affondano nel mondo 
classico, nella tradizione giudaica e cristiana (pur con le sue differenze tra 
Occidente e Oriente – i "due polmoni" della cristianità), nel razionalismo 
settecentesco e nella cultura liberale e democratica. Lungi dal rifiutare i 
fondamenti comuni dell’Europa, il 
Trattato costituzionale, fa risalire 
alla storia e alla cultura dei popoli europei (di cui il cristianesimo è un 
elemento fondamentale) i valori su cui costruire la società del presente e del 
futuro.
 Ci si chiede, a questo punto, se sia possibile trovare, nelle 
molteplici esperienze culturali che l’Europa ha vissuto, qualche esperienza 
storica che abbia effettivamente rappresentato un momento di unità nel 
particolarismo del passato e che sia stata, contemporaneamente, occasione di 
crescita spirituale, culturale e sociale comune. 

La risposta è senz’altro positiva: il monachesimo 
benedettino è stato, nel mondo medievale, un fenomeno che ha diffuso nell’Europa 
occidentale una cultura comune. Si è trattato di una cultura profondamente 
imbevuta di pensiero cristiano, ma, anche, fondata sul recupero, grazie 
all’opera dei monaci copisti, dei testi della classicità. Ma l’esperienza del 
monachesimo benedettino è anche quella della diffusione di modelli di vita, di 
tecniche agricole, di strutture architettoniche, di espressioni artistiche e 
musicali. 
I monasteri benedettini – e 
quelli nati dalle successive riforme, come quella cistercense, legata in 
particolare alla figura di san Bernardo di Chiaravalle – furono importanti 
centri culturali e politici. 
E accanto ai monasteri maschili ci furono importanti centri 
monastici femminili, eredi di una tradizione monastica che si fa risalire 
all’Egitto della metà del II secolo. 
Come non ricordare, a questo proposito, la figura di santa 
Scolastica, sorella di san Benedetto, che fin dalla fanciullezza si era 
consacrata al Signore, e che seguì il fratello a Roma, a Subiaco, a Cassino, 
dando vita ad un gruppo di monache che è alle origini delle Benedettine, e che 
Benedetto volle fosse unita a lui nel sepolcro ("Quorum una mens semper in Deo 
fuerat, eorum quoque corpora nec sepultura separet": "Così neppure la morte 
separò quei la cui mente era sempre stata unita in Dio"; Gregorio Magno, 
Dialoghi, II, 34).
Nel monachesimo benedettino è, quindi, possibile ritrovare 
una delle "radici dell’Europa". I monasteri benedettini sono stati, nel 
Medioevo, veri e propri "fari dei civiltà". 
Non senza ragione, in effetti, il 24 ottobre del 1964 papa 
Paolo VI ha proclamato 
San Benedetto patrono d’Europa.